Claudia Clemente

"...C’è qualcosa di sotteso nell’arte di Claudia Clemente che va oltre il turbinare dei simboli, dei luoghi comuni, del folklore, delle citazioni. È un ponte diretto con la “Provincia Sicilia” della Roma Repubblicana, con i secoli dimenticati di una ormai lontana antichità. L’iconografia frontale, maestosa, ieratica e al contempo benevolente delle sue donne tradiscono un culto agrario, ciclico, lunare. La Cerere portatrice di doni, di frutti maturi, di opulenta ricchezza della classicità sembra affacciarsi continuamente attraverso le pennellate preziose dell’Artista siciliana. Le sue donne, infatti, dal petto gonfio e generoso, dal capezzolo evidente ancorché velato o con nobile naturalezza esposto non sono né puerpere né compagne di piaceri. Il ventre è tonico e levigato, il seno simbolico: fonte di nutrimento e perciò di vita, abbondante per generare abbondanza, sodo per non esprimere fiacchezza ma eterno vigore, certezza per chi c’è e per chi verrà. Sul corpo di queste dee possono allora poggiarsi i simboli di ogni epoca, le tracce delle mille dinastie, culture e genti che hanno abitato, costruito e trasformato l’isola in un paradisiaco giardino. Lo schema, come il ritmo delle stagioni, torna a ripetersi in molte opere di Claudia Clemente: è il suo modo per trasfigurare la propria terra, di sentirla madre capace di accogliere ogni gente e nazione. È un ritorno del divino immanente, un desiderio di ritrovare la libertà ferita, una 'wicca' dell’anima che trova nell’energia della terra e non nel dogma la propria compiutezza, la sua vera identità"